MINISTERO DELLA SALUTE

VERDETTO: in quanto istituzione pubblica preposta alla tutela della salute, si rende colpevole di:

  • omissione di atti di ufficio nella tutela della salute animale
  • mancanza di politiche sanitarie specifiche per la biodignità animale
  • approccio antropocentrico alla salute (solo umana)
  • inerzia di fronte alle conseguenze sanitarie devastanti degli allevamenti intensivi (zoonosi, antibiotico-resistenza, etc.) e mancata informazione ai cittadini sui rischi per la salute umana legati al consumo di prodotti animali
  • mancato riconoscimento della salute animale come componente essenziale della salute pubblica

 

MOTIVAZIONI:

  • Il Ministero della Salute, pur essendo preposto alla tutela della salute in generale, concentra la sua azione quasi esclusivamente sulla salute umana, trascurando o marginalizzando la salute animale. Questa omissione si manifesta nella mancanza di iniziative specifiche, programmi di prevenzione e controllo, e risorse dedicate alla salute animale, nonostante le crescenti evidenze scientifiche che dimostrano la stretta interconnessione tra salute umana, animale e ambientale (One Health). L'omissione di atti d'ufficio si configura nel mancato esercizio delle prerogative istituzionali per la tutela della salute animale, lasciando quest'ultima sguarnita e priva di adeguata attenzione e risorse pubbliche
  • Le politiche sanitarie del Ministero della Salute sono orientate esclusivamente al benessere umano, senza considerare la biodignità animale come valore intrinseco e meritevole di tutela sanitaria specifica. Manca una visione olistica della salute che comprenda le esigenze sanitarie proprie degli animali, il loro diritto a una vita sana e dignitosa, e le interconnessioni tra salute animale e rispetto della loro natura specifica. Questa mancanza di politiche sanitarie pro-biodignità animale si traduce in una visione riduttiva e strumentale della salute animale, considerata rilevante solo in quanto funzionale alla salute umana (prevenzione zoonosi, sicurezza alimentare), ma non per il suo valore intrinseco.
  • L'approccio alla salute promosso dal Ministero è nettamente antropocentrico, considerando l'essere umano come unico soggetto di valore e la sua salute come unico obiettivo primario. Questa visione specista porta a ignorare le esigenze sanitarie degli animali, a svalutare la loro sofferenza, e a considerare la salute animale solo in funzione della sua rilevanza per l'uomo. L'approccio antropocentrico si manifesta nella mancanza di empatia verso la sofferenza animale, nella priorizzazione assoluta degli interessi umani anche in ambito sanitario, e nella diffusione di un modello di salute che non riconosce il valore intrinseco della vita animale.
  • Inerzia di fronte alle conseguenze sanitarie degli allevamenti intensivi e mancata informazione ai cittadini: Il Ministero della Salute dimostra una colpevole inerzia di fronte alle gravi conseguenze sanitarie degli allevamenti intensivi, pur essendo ampiamente documentati i rischi di zoonosi, di diffusione dell'antibiotico-resistenza, e di impatto negativo sulla salute umana derivanti da questo modello produttivo. Questa inerzia si manifesta anche nella mancanza di campagne informative efficaci e incisive, ad esempio attraverso i canali di comunicazione pubblica come Rai, per sensibilizzare la popolazione sui rischi per la salute umana legati al consumo di prodotti animali derivanti da allevamenti intensivi. Questa omissione si traduce nella mancanza di azioni preventive efficaci, nella limitata informazione e sensibilizzazione della popolazione sui rischi, e nella continua tolleranza verso pratiche di allevamento intensivo che sono fonte di gravi problemi sanitari per animali e umani. Il Ministero, in sostanza, omette di esercitare pienamente il suo ruolo di tutela della salute pubblica di fronte a rischi sanitari ampiamente prevedibili e documentati, derivanti dallo sfruttamento intensivo degli animali.
  • Il Ministero della Salute non riconosce pienamente la salute animale come componente essenziale e inscindibile della salute pubblica. Questa visione parziale e limitata impedisce di affrontare in modo efficace le sfide sanitarie complesse del nostro tempo, che sono sempre più interconnesse tra salute umana, animale e ambientale. Il mancato riconoscimento della salute animale come salute pubblica si traduce in una visione frammentata e settoriale della salute, in politiche sanitarie poco efficaci nel prevenire i rischi globali, e in una mancanza di coordinamento e sinergia tra i diversi settori (sanità umana, veterinaria, ambiente) necessaria per affrontare le sfide sanitarie del XXI secolo.