VETERINARIA
VERDETTO: in quanto sistema professionale con un approccio bioetico limitato e contraddittorio, si rende colpevole di:
- complicità economica con l'industria zootecnica e della vivisezione
- normalizzazione del maltrattamento sistematico negli allevamenti
- approccio curativo limitato (assenza di prevenzione etica)
- mancata denuncia delle cause strutturali del malessere animale
- trasformazione del veterinario in esecutore materiale di pratiche speciste
MOTIVAZIONI:
- La Veterinaria, invece di denunciare e combattere lo sfruttamento animale, collabora attivamente con le industrie che lo perpetuano, traendone vantaggio economico e professionale. Veterinari che lavorano direttamente per gli allevamenti intensivi, veterinari che consigliano e supportano le pratiche ottimizzanti degli allevamenti (taglio code, mutilazioni, ingabbiamento, ecc.), veterinari che collaborano con i laboratori di vivisezione, veterinari che beneficiano di fondi di ricerca provenienti dalle industrie speciste, veterinari che promuovono il consumo di prodotti animali e la necessità della vivisezione, eccetera, eccetera, eccetera! Questa complicità economica mina alla base l'etica professionale veterinaria, impedisce una vera difesa degli interessi degli animali, e trasforma la Veterinaria in un ingranaggio del sistema specista.
- La Veterinaria, concentrandosi esclusivamente sugli aspetti sanitari e produttivi degli allevamenti intensivi, ignora o minimizza la dimensione etica e morale del maltrattamento animale, riducendo la sofferenza animale a un problema tecnico da gestire e ottimizzare. Veterinari che visitano gli allevamenti solo per controllare la salute degli animali in funzione della produttività, veterinari che prescrivono terapie per alleviare i sintomi delle malattie causate dalle condizioni di allevamento, veterinari che collaborano con gli allevatori per migliorare le performance degli animali (ritmo di crescita, produzione di latte, uova, ecc.), veterinari che non denunciano pubblicamente le condizioni di vita inaccettabili negli allevamenti intensivi, veterinari che giustificano o minimizzano il maltrattamento animale in nome della necessità di produrre cibo a basso costo, eccetera, eccetera, eccetera! Questa normalizzazione del maltrattamento animale anestetizza la sensibilità etica, impedisce una vera comprensione della sofferenza animale, e rende la Veterinaria complice di un sistema di sfruttamento crudele e ingiusto.
- La Veterinaria, privilegiando un approccio medico-centrico e curativo, trascura la dimensione etica e preventiva della salute animale, ignorando che molte malattie e sofferenze degli animali sono causate da fattori ambientali, sociali, etologici, e soprattutto specisti, che potrebbero essere eliminati con un approccio più olistico e preventivo. Veterinari che si limitano a curare le malattie degli animali con farmaci e interventi chirurgici, veterinari che non si interrogano sulle cause profonde del malessere animale, veterinari che non promuovono attivamente pratiche di prevenzione etica (come l'alimentazione vegana, il rispetto delle esigenze etologiche, la liberazione degli animali dallo sfruttamento), veterinari che non denunciano le condizioni di vita inaccettabili che generano malattia e sofferenza, eccetera, eccetera, eccetera! Questo approccio curativo limitato impedisce una vera promozione della salute animale, trasforma la Veterinaria in una medicina riparativa e palliativa, e perpetua il ciclo di sfruttamento e sofferenza animale.
- La Veterinaria, invece di sfruttare la sua competenza e la sua autorevolezza per denunciare le ingiustizie subite dagli animali e per promuovere un cambiamento etico e sociale, si trincera dietro un atteggiamento neutrale e apolitico, limitandosi a gestire le conseguenze del sistema specista (curare gli animali malati, alleviare la loro sofferenza, migliorare le condizioni di vita negli allevamenti nei limiti del possibile, ecc.), senza mettere mai in discussione le cause strutturali e ideologiche della violenza specista. Veterinari che evitano di prendere posizione pubblicamente contro lo sfruttamento animale, veterinari che non aderiscono a movimenti antispecisti o vegani, veterinari che non partecipano attivamente al dibattito pubblico sulla questione animale, veterinari che preferiscono mantenere un profilo basso e non disturbare il sistema specista dominante, eccetera, eccetera, eccetera! Questa mancata denuncia delle cause strutturali del malessere animale è una grave omissione etica che priva gli animali di una voce autorevole e competente e impedisce un vero cambiamento sistemico.
- La Veterinaria, sottomettendosi alle logiche produttivistiche e speciste, degrada la figura del veterinario a semplice tecnico o burocrate, costretto a eseguire ordini e pratiche che vanno contro la sua etica professionale e il suo dovere di proteggere gli animali. Veterinari che partecipano agli abbattimenti di massa di animali negli allevamenti intensivi, veterinari che eseguono soppressioni di animali sani perché considerati improduttivi o ingombranti, veterinari che collaborano attivamente alla sperimentazione animale, veterinari che giustificano queste pratiche speciste in nome della razionalità economica o della necessità scientifica, eccetera, eccetera, eccetera! Questa trasformazione del veterinario in esecutore materiale di pratiche speciste è una deriva deontologica gravissima che svilisce la professione veterinaria, nega il valore intrinseco degli animali, e perpetua l'ingiustizia specista in modo diretto e brutale.