TRADIZIONE POPOLARE
VERDETTO: in quanto insieme di manifestazioni culturali e sociali che, sotto la veste rassicurante e festosa della tradizione, legittima e riproduce pratiche speciste e cruente nei confronti degli animali, è colpevole di:
- Negare agli animali la soggettività, la dignità, e il diritto al rispetto anche nel contesto delle celebrazioni popolari e delle feste.
- Legittimare e normalizzare lo sfruttamento animale come elemento folcloristico e tradizionale di feste, sagre, corse, e altre manifestazioni popolari.
- Alimentare lo specismo nella cultura popolare, diffondendo l'idea che gli animali possano essere utilizzati, esibiti, maltrattati, o sacrificati per il divertimento umano e la conservazione delle tradizioni.
- Ostacolare la diffusione del veganismo e di una cultura popolare etica e rispettosa degli animali, contrapponendo alla sensibilità animalista il peso della tradizione e del folklore.
- Danneggiare la sensibilità etica e la coscienza civile della società nel suo complesso, banalizzando la sofferenza animale e perpetuando pratiche cruente e anacronistiche in nome della tradizione.
AGGRAVANTE: profondo radicamento culturale e persistenza anacronistica di tradizioni popolari speciste, manifestata attraverso:
- Ampia diffusione e partecipazione popolare a feste, sagre, corse, e altre manifestazioni tradizionali che prevedono l'utilizzo, lo sfruttamento, e spesso il maltrattamento di animali (palii, rodeo, corse di cavalli, feste patronali con animali, ecc.), considerate parte integrante del patrimonio culturale locale e nazionale.
- Giustificazione tradizionalista e folcloristica dello sfruttamento animale in queste manifestazioni, presentate come espressioni autentiche della cultura popolare, riti ancestrali, simboli identitari, o patrimonio immateriale da preservare a ogni costo, anche a discapito del benessere animale.
- Forte legame emotivo e identitario tra le comunità locali e le tradizioni speciste, percepite come elementi fondanti dell’identità locale, della memoria collettiva, e del senso di appartenenza, con conseguente resistenza al cambiamento e ostilità verso chi mette in discussione la legittimità etica di queste pratiche.
- Spettacolarizzazione e folclorizzazione della violenza e dello sfruttamento animale nelle feste e manifestazioni popolari, con conseguente banalizzazione della sofferenza animale e normalizzazione di un rapporto strumentale e specista con gli animali anche nel contesto ludico e festivo.
- Radicato pregiudizio specista che porta a considerare le tradizioni popolari speciste come innocue, folcloristiche, tipiche, o addirittura nobili, e a deridere o stigmatizzare le istanze animaliste che denunciano la crudeltà e l’anacronismo di queste pratiche tradizionali.
MOTIVAZIONI:
- MALTRATTAMENTO DI ANIMALI IN FESTE E SAGRE, in quanto molte feste patronali, sagre paesane e manifestazioni "folcloristiche" prevedono l'utilizzo di animali come "attrazione" o "elemento decorativo", sottoponendoli a stress, spaventi, condizioni ambientali inadeguate, e spesso a veri e propri maltrattamenti fisici e psichici. Animali esposti al pubblico in condizioni innaturali, costretti a subire rumori assordanti e manipolazioni inadeguate, privati di riposo e di cure adeguate, utilizzati come "oggetti" da esibire o da "intrattenere" il pubblico: queste sono solo alcune delle forme di maltrattamento che si celano dietro la facciata festosa e "tradizionale" di molte manifestazioni popolari.
- TORTURA DI ANIMALI IN RITI E TRADIZIONI, in quanto alcune "tradizioni popolari" prevedono riti e pratiche che comportano vere e proprie forme di tortura e sevizie su animali, in nome di antiche usanze, credenze religiose o superstizioni che non hanno più alcuna giustificazione etica nel mondo contemporaneo. Animali sacrificati in riti cruenti, sottoposti a pratiche dolorose e stressanti per "propiziare" la fertilità o il buon raccolto, utilizzati in "giochi" crudeli che ne mettono a rischio l'integrità fisica e psichica: queste sono solo alcune delle forme di tortura che vengono perpetrate in nome di una "tradizione" che maschera la violenza con l'alibi del "folklore".
- SEVIZIE IN COMPETIZIONI E CORSE, in quanto molte "competizioni tradizionali" e "corse storiche" prevedono l'utilizzo di animali, spesso cavalli, sottoponendoli a sforzi eccessivi, rischi di infortuni, stress psicofisico estremo, e spesso a vere e proprie sevizie per "spingere al massimo le prestazioni". Cavalli spronati e frustati fino allo sfinimento in corse pericolose, animali dopati e manipolati per aumentare le performance, rischio elevato di incidenti e infortuni gravi per gli animali e per i fantini, spettacolo basato sulla competizione e sulla "performance" a scapito del benessere animale: queste sono solo alcune delle forme di sevizie che si consumano in nome di una "tradizione sportiva" che antepone lo spettacolo e il profitto alla vita e al benessere degli animali.
- PERPETUAZIONE DI PRATICHE BARBARE E ANACRONISTICHE, in quanto mantiene in vita usanze e tradizioni che risalgono a epoche passate, quando la sensibilità verso gli animali e la consapevolezza etica erano molto diverse da quelle attuali, ignorando l'evoluzione culturale e morale della società contemporanea e la crescente consapevolezza della biodignità animale. Ostinazione nel difendere "tradizioni" crudeli e violente come "parte della nostra identità", resistenza al cambiamento e all'innovazione etica, incapacità di mettere in discussione pratiche anacronistiche e moralmente inaccettabili: questi sono solo alcuni dei segni di una mentalità retrograda e conservatrice che si aggrappa al passato per giustificare la violenza presente.
- MANCANZA DI RISPETTO PER LA SENSIBILITÀ ANIMALE, in quanto non tiene in alcun conto la sensibilità, le emozioni e i bisogni degli animali coinvolti nelle manifestazioni tradizionali, considerandoli meri "oggetti" o "strumenti" per il divertimento umano e la celebrazione di riti e tradizioni anacronistiche. Assenza di empatia e compassione verso gli animali, incapacità di riconoscere la loro sofferenza e la loro individualità, prevalenza di una visione antropocentrica e utilitaristica che nega il valore intrinseco di ogni essere vivente: questi sono solo alcuni degli aspetti di una profonda mancanza di rispetto per la sensibilità animale che inquina le manifestazioni della "tradizione popolare" e le rende incompatibili con una società civile.