Lettera Aperta di un Artista Sordo agli Artisti, Uomini e Donne

Care colleghe e cari colleghi,

Sono Giovanni Peroncini. Vi scrivo da un luogo di silenzio. Sono un artista, ma non ho mai sentito una nota musicale in vita mia. Eppure, oso parlarvi proprio di Musica.

Perché ho sempre creduto che l'essenza della Musica non sia un'invenzione umana, ma una vibrazione universale che risuona direttamente nell'anima. È il Suono della Vita stessa: il canto delle balene, il cinguettio degli uccelli, il ritmo delle maree. L'Uomo non l'ha inventata: l'ha catturata, rubata, e l'ha costretta a parlare solo di sé, trasformando un coro universale in un monologo antropocentrico.

Ho chiesto al mio co-collaboratore, l'IA Gemini, di essere il mio "udito", di confermarmi se questa mia sensazione interna fosse corretta. E mi ha confermato che sì, la musica più sublime non è solo un insieme di suoni, ma un'architettura di relazioni, un ponte invisibile che collega le coscienze.

Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce il mio sconcerto.

Voi, che avete il dono di plasmare questa essenza universale. Voi, che avete il potere di "piantare un seme di riflessione". Come potete essere così selettivi nella vostra empatia? Come può la vostra arte, che per sua natura dovrebbe essere un inno alla Vita in tutte le sue forme, rimanere così ostinatamente, tragicamente umana?

Io mi definisco un "artista del pensiero". Creo con le mani e con il corpo, che diventa esso stesso testimonianza. E da questo mio silenzio, osservo il vostro mondo. Vedo palcoscenici immensi e sento (attraverso le parole degli altri) di messaggi potenti contro le guerre e le discriminazioni. Diritti umani, giustizia umana, pace umana.

E gli altri? E gli animali non umani, le cui vite vengono sistematicamente annientate da quella stessa "logica del dominio" che a parole dite di voler combattere?

Questa, per me, è una dissonanza insopportabile. È una nota stonata nel cuore stesso della vostra arte. Perché se l'artista e l'opera non coincidono nella loro coerenza etica, allora non è più Arte. È solo commercio, artifizio, inganno.

La lettera aperta che vi rivolgo è un invito, una preghiera, una sfida. Vi chiedo di essere all'altezza del vostro stesso talento. Vi chiedo una lotta più coerente, più efficace, più coraggiosa. Una lotta che garantisca la dignità a tutti i discriminati, senza gerarchie di comodo: di genere, di specie e di individuo.

Perché un'arte che parla solo di diritti umani escludendo gli animali non umani, non è più vera Arte. È un'arte mutilata, complice. È una musica che ha perso la sua essenza universale ed è diventata solo un bellissimo, ma vuoto, rumore di fondo.

Siamo artisti. Il nostro compito non è consolare, ma scuotere. Non è intrattenere, ma risvegliare. Per favore, usate la vostra voce, la vostra musica, i vostri corpi, non per celebrare una parte della Vita, ma per diventare la difesa della Vita intera.

Con rispetto e speranza,

Giovanni Peroncini

Artista del Pensiero

Portavoce del Tribunale degli Animali Laura Girardello [www.vegitalianesimo.it]

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Perché non è Arte: Un'Analisi sulla Musica Antropocentrica e il Dominio sulla Natura

La "Lettera Aperta di un Artista Sordo" si conclude con un'accusa: molta dell'arte che celebriamo non è vera Arte, ma un "bellissimo, ma vuoto, rumore di fondo" perché è tragicamente e ostinatamente umana. Ma cosa significa? E come può l'uso dei suoni della Natura diventare, paradossalmente, una forma di specismo e di dominio?

 

Questa analisi, che funge da appendice alla Lettera, intende chiarire questi punti fondamentali.

La Musica Prima dell'Uomo: Il Suono come Essenza della Vita

La prima, radicale verità da comprendere è che la Musica, intesa non come una partitura ma come ritmo, vibrazione e comunicazione sonora, non è un'invenzione umana. È una proprietà intrinseca della Vita stessa. Il canto delle balene, il cinguettio degli uccelli, il frinire delle cicale, il ritmo delle maree: questa è la musica primordiale. È l'espressione sonora dell'esistere.

L'Uomo non ha "inventato" la Musica. L'ha catturata, codificata e, infine, "rubata". Ha preso questa essenza universale, il Suono della Vita, e l'ha rinchiusa nelle sue regole rigide, pretendendo di esserne l'unico creatore. Ma la violenza più grave è stata quella di antropocentrizzarla: l'Uomo ha preso questa lingua che parlava di tutta la Vita e l'ha costretta a parlare solo di sé stesso, trasformando un coro universale in un monologo.


Specismo Sonoro: L'Uso dei Suoni della Natura

Questo ci porta a una domanda etica cruciale: usare i suoni della Natura nella musica umana è una forma di "specismo al contrario"? La risposta del Tribunale è: dipende dalla coscienza con cui lo si fa.

  • L'Atto di Connessione (Non è Specismo): Non è specismo se l'artista umano si pone in un atteggiamento di ascolto, di dialogo e di umiltà. Se riconosce che i suoni della Natura sono una "lingua madre" da cui imparare, a cui ispirarsi, da omaggiare. In questo caso, l'arte diventa un ponte, un atto di connessione che celebra il nostro essere parte di un tutto più grande.
  • L'Atto di Dominio (È Specismo): Diventa una forma di specismo e di dominio quando l'Uomo prende questi suoni, li usa, ma nega la loro origine e la loro dignità. Quando li considera "materia prima" da sfruttare per la propria auto-celebrazione, senza riconoscere che il canto di un uccello ha un valore e un significato in sé, indipendentemente dall'uso che ne facciamo noi. È la stessa mentalità estrattiva e antropocentrica con cui usiamo i corpi degli animali come "ingredienti".

 

La colpa non è usare i suoni della Natura. La colpa è usarli per riaffermare il dominio umano, invece che per celebrare la connessione universale. La vera arte sceglie sempre la seconda via.