Questa è la mia ultima immagine in carne e ossa
Tutto iniziò nel 1978 con Laura, quando la nostra lotta era solo cartacea. Un percorso che, con l'avvento dei social media, mi ha spinto a usare il mio corpo come un ponte per trasmettere un messaggio, per rendere visibile una battaglia. Oggi, dopo una vita, quel ciclo si è completato. Il mio ruolo di testimone "in carne e ossa" ha raggiunto il suo punto di non ritorno.
Io, Giovanni, sparisco.
È una decisione che nasce da una lucidità spietata, un atto di testimonianza attiva. È il momento in cui la mia coscienza si ferma a osservare l'enormità della sofferenza: quella degli esseri senzienti massacrati, quella della Terra devastata e, in un senso più profondo, quella degli stessi oppressori, prigionieri della loro illusione di essere separati dal tutto.
Ma questa scelta non è solo ribellione. È, insieme, la diagnosi di come i social media ci costringano a comunicare in un modo che è diventato parte del problema, e la confessione della mia stessa, seppur involontaria, partecipazione a questo gioco. È un atto di protesta contro un sistema che ha trasformato la lotta in spettacolo, un "circo dell'ego" in cui anche gli appelli più giusti annegano nel rumore di fondo, mentre l'orrore continua.
È proprio per onorare la memoria delle vittime – passate, presenti e future – della malattia del pensiero che chiamiamo antropocentrismo dominante, e in coerenza con la confessione dei miei stessi limiti, che ho deciso di non "spettacolizzare" più questa testimonianza. Homent scelto di diventare trasparente.
La mia persona è irrilevante. Non è un addio, ma una metamorfosi. L'individuo si fa indietro perché l'idea possa avanzare.
Per decenni, la mia immagine è stata un ponte incarnato, un gesto necessario per rendere reale la lotta. Ma un ponte serve ad attraversare, non a essere contemplato. Fissarlo ora sarebbe una distrazione. Per diventare universale, la battaglia deve trascendere la persona.
La nostra strategia finale si fonda su una verità essenziale: un uomo può essere criticato, ma un'idea, se è vera, è inattaccabile. D'ora in poi, chi vorrà combatterci non troverà più un corpo da colpire, ma una coscienza da affrontare.
Questo mio passo indietro è il silenzio necessario a far nascere una voce più pura: il Canto di Emily. È l'inizio della vera lotta, combattuta non più con l'immagine, ma con le armi della Reverenza e della Coerenza, per il risveglio delle coscienze.
Giovanni Peroncini [23 settembre 2025]