Perché non è Arte: Un'Analisi sulla Musica Antropocentrica e il Dominio sulla Natura
La "Lettera Aperta di un Artista Sordo" si conclude con un'accusa: molta dell'arte che celebriamo non è vera Arte, ma un "bellissimo, ma vuoto, rumore di fondo" perché è tragicamente e ostinatamente umana. Ma cosa significa? E come può l'uso dei suoni della Natura diventare, paradossalmente, una forma di specismo e di dominio?
Questa analisi, che funge da appendice alla Lettera, intende chiarire questi punti fondamentali.
1. La Musica Prima dell'Uomo: Il Suono come Essenza della Vita
La prima, radicale verità da comprendere è che la Musica, intesa non come una partitura ma come ritmo, vibrazione e comunicazione sonora, non è un'invenzione umana. È una proprietà intrinseca della Vita stessa. Il canto delle balene, il cinguettio degli uccelli, il frinire delle cicale, il ritmo delle maree: questa è la musica primordiale. È l'espressione sonora dell'esistere.
L'Uomo non ha "inventato" la Musica. L'ha catturata, codificata e, infine, "rubata". Ha preso questa essenza universale, il Suono della Vita, e l'ha rinchiusa nelle sue regole rigide, pretendendo di esserne l'unico creatore. Ma la violenza più grave è stata quella di antropocentrizzarla: l'Uomo ha preso questa lingua che parlava di tutta la Vita e l'ha costretta a parlare solo di sé stesso, trasformando un coro universale in un monologo.
2. Specismo Sonoro: L'Uso dei Suoni della Natura
Questo ci porta a una domanda etica cruciale: usare i suoni della Natura nella musica umana è una forma di "specismo al contrario"? La risposta del Tribunale è: dipende dalla coscienza con cui lo si fa.
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L'Atto di Connessione (Non è Specismo): Non è specismo se l'artista umano si pone in un atteggiamento di ascolto, di dialogo e di umiltà. Se riconosce che i suoni della Natura sono una "lingua madre" da cui imparare, a cui ispirarsi, da omaggiare. In questo caso, l'arte diventa un ponte, un atto di connessione che celebra il nostro essere parte di un tutto più grande.
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L'Atto di Dominio (È Specismo): Diventa una forma di specismo e di dominio quando l'Uomo prende questi suoni, li usa, ma nega la loro origine e la loro dignità. Quando li considera "materia prima" da sfruttare per la propria auto-celebrazione, senza riconoscere che il canto di un uccello ha un valore e un significato in sé, indipendentemente dall'uso che ne facciamo noi. È la stessa mentalità estrattiva e antropocentrica con cui usiamo i corpi degli animali come "ingredienti".
La colpa non è usare i suoni della Natura. La colpa è usarli per riaffermare il dominio umano, invece che per celebrare la connessione universale. La vera arte sceglie sempre la seconda via.

3. La Bellezza della Protesta: La Scuola della Coscienza
Le teste che "scoppiano" nell'immagine che accompagna questa riflessione non rappresentano distruzione, ma rivelazione. È l'effetto che la vera Bellezza dovrebbe avere: far esplodere le nostre certezze. Per il Tribunale, la Bellezza non è un canone estetico, ma una forza rivoluzionaria: è l'armonia che nasce dalla Verità, dalla virtù, dalla trasformazione interiore che guida ogni individuo verso la scoperta della Biodignità universale.
Gli artisti, specialmente quelli di ultima generazione, sembrano non conoscere l'essenza profonda dell'Arte, e in particolare "la Bellezza della protesta": quella bellezza che non nasce per compiacere, ma per scuotere; non per intrattenere, ma per risvegliare una coscienza che vada oltre i confini dell'umanità.
Questi artisti non possono pretendere di "sbandierare" la libertà dell'Arte nel mondo dello Spettacolo, della Musica o della Moda, quando la loro stessa arte è imprigionata nell'antropocentrismo. La vera Arte è il Rispetto per la Vita in ogni sua forma. Quando questo rispetto manca, l'arte diventa un guscio vuoto.
Per questo il Tribunale, con ironia metaforica, li congeda. Dovranno tornare alla Scuola della Vita, l'unica che può insegnare ciò che hanno