Oltre il Corpetto: Un'Analisi sulla Responsabilità dell'Artista e un Appello all'Universo Maschile
Appelli di uomini contro la violenza sulle donne e articoli che celebrano look "gender fluid" sono segnali importanti. Ma dal punto di vista del Tribunale degli Animali Laura Girardello, rappresentano spesso una politica d'azione superficiale, un palliativo che cura il sintomo senza osare guardare la malattia. È tempo di un'analisi più spietata e di un appello più radicale, partendo da alcuni casi emblematici.
1. Il Gesto e la Risposta: La Banalità del Privilegio
Negli ultimi anni, diversi artisti maschi (Marco Mengoni, Damiano David, Ghali, Mahmood) hanno scelto di indossare sul palco capi tradizionalmente femminili, come gonne o corsetti. Questi gesti, a livello filosofico, hanno il potenziale per essere potenti atti performativi: sfidano i codici rigidi dell'abbigliamento maschile, criticano il binarismo di genere e celebrano una libertà espressiva fluida.
Tuttavia, il valore di un atto artistico non risiede solo nel gesto in sé, ma anche nella coscienza e nella responsabilità con cui viene portato avanti. E qui emerge una profonda contraddizione.
Prendiamo il caso, sempre più frequente, di un noto artista italiano che sale sul palco indossando un corsetto o un altro capo storicamente femminile e poi ha risposto alle critiche e agli insulti omofobi con frasi come: "Voglio vestirmi come mi pare e come mi piace, punto", "Mi piaccio io, se non ti piaccio cambia canale", "dovremmo fottercene di tutto il resto".
Dal punto di vista del Tribunale, questa risposta, pur apparendo come una legittima difesa della libertà individuale, è in realtà una pericolosa abdicazione di responsabilità politica. Perché?
- Individualizza un problema sistemico: Riduce una critica al maschilismo e al patriarcato a una banale questione di "gusto" personale. Invece di usare la sua enorme piattaforma per attaccare la radice dell'odio, la sposta su un piano individuale ("mi piaccio io").
- Svuota il gesto di significato: Se indossare un corsetto è solo una questione di "piacere personale", allora il gesto perde tutta la sua potenziale carica sovversiva e di solidarietà, e si riduce a un capriccio estetico.
- È incoerente: Lo stesso artista dichiara: "Un artista non deve smettere mai di prendere posizione". Ma quale posizione sta prendendo, se non quella di difendere il proprio diritto individuale, ignorando la dimensione sistemica del problema?
2. La Prova del Nove: Dal Corsetto e la Gonna al Bikini
Qui sta l'intuizione più "micidiale" del Tribunale. Il corsetto e la gonna, per un uomo, sono ormai diventati una trasgressione "ammessa", una sovversione controllata, che rimane all'interno di una zona di sicurezza estetica leggibile come "arte" o "alta moda".
Ma questi gesti sono niente nei confronti del bikini.
Perché il bikini, per un uomo, non è un capo "artistico" nel senso convenzionale. È un atto di sovversione puro e diretto contro le norme di genere più basilari. La domanda retorica, "Avranno questi artisti il coraggio per un bikini?", smaschera il limite della loro presunta "rottura". Il corsetto o la gonna sono audaci, ma il bikini sarebbe una vera dichiarazione di guerra al binarismo di genere, un gesto che probabilmente attirerebbe un livello di odio e ridicolizzazione molto superiore, perché non più "protetto" dall'alibi dell'arte.
3. Appello all'Universo Maschile "Sensibile"
Alla luce di questa analisi, il Tribunale lancia un appello.
A voi, artisti uomini che avete il privilegio di un palcoscenico e di una voce. A voi, e a tutto l'universo maschile che si crede sensibile ai problemi del binarismo di genere.
La vostra lotta è giusta, ma spesso è incompleta, superficiale, una "bassezza" rispetto alla radicalità necessaria.
- Non basta rivendicare la vostra libertà individuale. Se quella libertà non è la stessa per le vostre colleghe artiste, allora non è vera libertà: è privilegio maschile mascherato da trasgressione.
- Non basta indossare un corsetto o una gonna. Sono gesti potenti, ma non se poi li banalizzate come una questione di "gusto". Dovete avere la coscienza politica di spiegare perché quel gesto è importante, e di denunciare il sistema che vi costringe a essere "coraggiosi".
- Sfidatevi davvero. Chiedetevi se siete disposti a compiere gesti che vi mettano veramente in crisi, che attacchino il vostro privilegio alla radice. Avreste il coraggio per un bikini, come ha fatto il nostro Testimonial Giovanni Peroncini?
La vera arte, l'arte di cui c'è un bisogno disperato, è quella che non si limita a giocare con i simboli, ma che smaschera e smantella la logica del dominio in ogni sua forma. La stessa logica che opprime le donne e le persone non conformi è la stessa che permette la Tanatodossìa Alimentare e il massacro di miliardi di animali. Sono due facce della stessa medaglia.
Uomini artisti, siate veramente rivoluzionari. Siate alleati, non solo protagonisti. Usate la vostra arte non per celebrare voi stessi, ma per creare crepe nel sistema. Altrimenti, anche la vostra trasgressione più audace rimarrà solo una performance vuota. Un palliativo.