LA CUCINA ITALIANA: APICE INAPPELLABILE DELLA VIOLENZA SPECISTA POST-MORTEM 

La violenza dell'uomo sugli animali raggiunge il suo culmine negli allevamenti intensivi e nei mattatoi, luoghi di orrore dove milioni di esseri senzienti vengono sistematicamente confinati, torturati e brutalmente uccisi ogni anno.

Ma il Tribunale degli Animali dichiara con VERDETTO INAPPELLABILE che la cosiddetta "Cucina Italiana", pur nella sua apparente "non violenza" e nella sua celebrazione estetica, rappresenta il TOP delle crudeli azioni dell'uomo contro gli animali. Perché la violenza specista non si ferma con la morte, ma continua e si rafforza DOPO la morte, attraverso:

  • SACRIRELIGIOSA OGGETTIVAZIONE DEL CORPO: La cucina italiana, nella sua ossessiva ricerca del "gusto" e della "perfezione" formale, profana e dissacra il corpo dell'animale, trasformandolo in un vile "oggetto" senz'anima da manipolare, cucinare, esporre e consumare. Questo abominevole processo di "oggettivazione" cancella brutalmente ogni traccia di identità, di dignità, di sacralità dell'animale, riducendolo a un mero "ingrediente" intercambiabile o a una "merce" anonima da vendere e comprare.

  • CELEBRAZIONE NECROFAGA DELLA MORTE (nota 1): La cucina italiana, in molte delle sue "tradizioni" più radicate e consolidate, celebra in modo osceno e blasfemo la morte dell'animale come un momento di gioia, di festa e di ostentata convivialità. I piatti a base di cadaveri animali diventano protagonisti sacrileghi di riti ancestrali e di occasioni speciali, e il loro consumo compulsivo è accompagnato da un linguaggio e da un immaginario macabro e necrofilo che esaltano il "gusto" e il "piacere" del cibo elaborato con la carne putrefatta, ignorando deliberatamente e criminalmente la sofferenza indicibile e la violenza inaudita che si celano dietro ogni boccone.

  • NEGAZIONE SISTEMATICA DELLA SENZIENZA: La cucina italiana, con la sua pervicace e ottusa chiusura specista, ignora sistematicamente o brutalmente minimizza la senzienza degli animali, ovvero la loro capacità "inappellabile" di provare emozioni complesse, di soffrire atrocemente, di gioire sinceramente e di desiderare ardentemente la vita e la libertà. Gli animali vengono così ridotti a "cose" inanimate e insensibili, a "macchine" biologiche usa e getta da sfruttare fino all'ultimo respiro, senza alcun riguardo per la loro dignità intrinseca, per il loro benessere psicofisico e per i loro diritti fondamentali.

 

(nota 1):

"Tanatogastronomia" è un neologismo che combina due parole greche:

  • "Thanatos" (θάνατος): che significa "morte"
  • "Gastronomia" (γαστρονομία): che significa "arte del ben mangiare", "cucina", "piacere della tavola"

Quindi, "Tanatogastronomia" letteralmente significa: "l'arte del ben mangiare [fondata sulla] morte".

Questo termine descrive in modo preciso e incisivo il paradosso e l'orrore della cucina italiana specista: trasformare la morte di un essere senziente in un' "arte", in un "piacere", in una "celebrazione".