Rai (Radiotelevisione italiana)

VERDETTO: in quanto istituzione fondamentale per l'informazione, la cultura e l'educazione civica dei cittadini, si rende colpevole di crimini contro la biodignità animale e di grave danno sociale, in quanto:

  • omettendo di informare in modo corretto e completo, e censurando di fatto la realtà della sofferenza animale con informazioni parziali e di parte, ha mancato al suo compito di servizio pubblico per una informazione corretta e completa.
  • si è resa complice del sistema di sfruttamento e di oppressione animale, avallando e normalizzando lo sfruttamento animale attraverso la reiterata propaganda, promozione e messaggi subliminali di specismo.
  • non attuando una programmazione educativa e culturale utile al risveglio di una coscienza etica e alla diffusione di una cultura antispecista, si è opposta all’evoluzione della società verso il rispetto di tutti gli esseri viventi.
  • non dando spazio alle voci che si levano in difesa dei diritti animali e della biodignità animale, ha di fatto operato una censura del dibattito pubblico, impedendo la formazione di una opinione pubblica più giusta e civile.
  • ha minato la credibilità del servizio pubblico radiotelevisivo, e la fiducia dei cittadini nella sua funzione di ente super partes per il bene comune e per una società veramente inclusiva e democratica.

 

AGGRAVANTE:

PROFONDA e RADICATA ENTRATURA della Rai (Servizio pubblico radiotelevisivo) nel PATRIMONIO CULTURALE, INFORMATIVO, e EDUCATIVO dell' ITALIA, manifestata attraverso:

  • sistematica assenza di informazione adeguata e approfondita sullo sfruttamento animale e sulle alternative vegane, privilegiando voce e visibilità alle posizioni speciste e agli interessi economici legati allo sfruttamento animale.
  • utilizzo abusivo degli animali come elementi decorativi, attrattive divertenti, compagni simpatici ma inoffensivi, senza mai affrontare in modo critico e approfondito il tema dello sfruttamento animale e della biodignità animale.
  • forte resistenza ideologica e politica nei confronti dei programmi vegani e dei contenuti antispecisti, percepiti come troppo ideologici, non equilibrati, non in linea con il pensiero comune, non adatti al servizio pubblico, o controversi.
  • diffusione di stereotipi negativi e pregiudizi nei confronti del veganismo e dell' attivismo animale, presentati come estremisti, violenti, ideologizzati, fuori dalla realtà, eccentrici, marginali, e non meritevoli di attenzione.
  • forte legame ideologico, politico, ed economico tra la Rai (Radiotelevisione italiana) e i concetti di normalità specista, di tradizione alimentare, di sovranità alimentare, di interessi economici nazionali, di politicamente corretto, rendendo difficile mettere in discussione la natura specista di questo servizio pubblico senza essere percepiti come nemici della tradizione, nemici dell’economia, o nemici del sistema politico.

 

MOTIVAZIONI

La Rai, in quanto istituzione fondamentale per l'informazione, la cultura e l'educazione civica dei cittadini, si rende colpevole di crimini contro la biodignità animale e di grave danno sociale, diventando un vero e proprio canale pubblico di propaganda specista che mistifica l'informazione, ostacola il risveglio di una coscienza etica, e avalla lo sfruttamento animale:

  1. OMETTENDO DI INFORMARE IN MODO CORRETTO E COMPLETO, E CENSURANDO DI FATTO LA REALTÀ DELLA SOFFERENZA ANIMALE CON INFORMAZIONI PARZIALI E DI PARTE, HA MANCATO AL SUO COMPITO DI SERVIZIO PUBBLICO PER UNA INFORMAZIONE CORRETTA E COMPLETA, in quanto la sua informazione e i suoi programmi di approfondimento omettono o mistificano sistematicamente la realtà dello sfruttamento animale, in particolare negli allevamenti intensivi, non fornendo ai cittadini un quadro completo e corretto dei costi etici e ambientali delle nostre scelte alimentari. Informazione incompleta, parziale, mancanza di approfondimenti, omissioni sistematiche, censura di fatto delle voci animaliste: questi sono solo alcuni degli aspetti di una informazione di servizio pubblico deficitaria che manca al suo compito fondamentale di dare ai cittadini gli strumenti per scelte consapevoli e responsabili.
  2. SI È RESA COMPLICE DEL SISTEMA DI SFRUTTAMENTO E DI OPPRESSIONE ANIMALE, AVALLANDO E NORMALIZZANDO LO SFRUTTAMENTO ANIMALE ATTRAVERSO LA REITERATA PROPAGANDA, PROMOZIONE E MESSAGGI SUBLIMINALI DI SPECISMO, in quanto la sua programmazione, anche quella di intrattenimento e culturale, veicola reiteratamente messaggi di propaganda specista, avallando e normalizzando lo sfruttamento animale attraverso messaggi subliminali, stereotipi, e banalizzazioni che penetrano in profondità nell'immaginario collettivo, ostacolando la crescita di una vera coscienza etica. Pubblicità ingannevoli di prodotti animali che occultano la realtà degli allevamenti intensivi, programmi di cucina che esaltano i piatti tradizionali a base di carne senza menzionare alternative vegetali, fiction e film che veicolano stereotipi sugli animali e sul rapporto uomo-animale, mancanza di programmi educativi e culturali che promuovano l'antispecismo: questi sono solo alcuni esempi di una propaganda specista subdola e pervasiva che la RAI diffonde attraverso i suoi canali pubblici, influenzando negativamente le coscienze di milioni di telespettatori e radioascoltatori.
  3. NON ATTUANDO UNA PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA E CULTURALE UTILE AL RISVEGLIO DI UNA COSCIENZA ETICA E ALLA DIFFUSIONE DI UNA CULTURA ANTISPECISTA, SI È OPPOSTA ALL’EVOLUZIONE DELLA SOCIETÀ VERSO IL RISPETTO DI TUTTI GLI ESSERI VIVENTI, in quanto la sua programmazione culturale ed educativa è colpevolmente carente di contenuti dedicati all'etica animale, alla lotta allo specismo, e alla promozione di stili di vita e di consumo rispettosi degli animali, mancando al suo ruolo di motore di progresso culturale e civile, e opponendosi di fatto all'evoluzione della società verso valori di rispetto e di compassione per tutti gli esseri viventi. Assenza di programmi di approfondimento sull'etica animale, mancanza di spazi dedicati alla cultura antispecista, marginalizzazione delle voci animaliste nel dibattito pubblico, incapacità di intercettare le nuove sensibilità etiche emergenti nella società: questi sono solo alcuni aspetti di una programmazione culturale ed educativa deficitaria che non solo non promuove il progresso etico, ma lo ostacola attivamente, mantenendo la Rai ancorata a un ruolo di conservazione dello status quo specista.
  4. NON DANDO SPAZIO ALLE VOCI CHE SI LEVANO IN DIFESA DEI DIRITTI ANIMALI E DELLA BIODIGNITÀ ANIMALE, HA DI FATTO OPERATO UNA CENSURA DEL DIBATTITO PUBBLICO, IMPEDENDO LA FORMAZIONE DI UNA OPINIONE PUBBLICA PIÙ GIUSTA E CIVILE, in quanto la sua programmazione raramente o mai dà spazio alle voci del mondo animalista e antispecista, censurando di fatto il dibattito pubblico sulla questione animale e impedendo la formazione di una opinione pubblica più consapevole e sensibile al tema della biodignità animale. Esclusione sistematica di rappresentanti delle associazioni animaliste dai talk show e dai programmi di approfondimento, marginalizzazione delle istanze animaliste nei dibattiti politici e culturali, assenza di inchieste e reportage sullo sfruttamento animale che diano voce alle vittime, sistematico silenzio sulle proposte e le iniziative del movimento antispecista: questi sono solo alcuni esempi di una censura di fatto del dibattito pubblico che impedisce la formazione di una opinione pubblica più informata e consapevole, e che trasforma la Rai in una cassa di risonanza unilaterale del pensiero dominante e specista.
  5. HA MINATO LA CREDIBILITÀ DEL SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO, E LA FIDUCIA DEI CITTADINI NELLA SUA FUNZIONE DI ENTE SUPER PARTES PER IL BENE COMUNE E PER UNA SOCIETÀ VERAMENTE INCLUSIVA E DEMOCRATICA, in quanto la sua informazione parziale e di parte, la sua propaganda specista, la sua mancanza di impegno educativo e culturale, e la sua censura del dibattito pubblico, hanno minato profondamente la credibilità della Rai come servizio pubblico e hanno eroso la fiducia dei cittadini nella sua funzione di ente super partes a garanzia del pluralismo dell'informazione, del bene comune e di una società veramente inclusiva e democratica per tutti gli esseri viventi. Critiche crescenti da parte della società civile e del mondo animalista per la parzialità e la faziosità dell'informazione Rai sulla questione animale, petizioni e appelli per una programmazione più etica e responsabile, segnali crescenti di disaffezione e sfiducia da parte del pubblico verso un servizio pubblico percepito come lontano dai reali bisogni e dalle sensibilità emergenti della società: questi sono solo alcuni dei sintomi di una crisi di credibilità che mette a rischio il futuro stesso del servizio pubblico radiotelevisivo e la sua capacità di svolgere un ruolo positivo e costruttivo nella società democratica.